Il branding delle malattie (e delle varianti)

Il branding delle malattie (e delle varianti)

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Socio Dirigente

Prima di tutto questo è un articolo di divulgazione e solo “un tantino” di opinione.

Cerca di fare ordine tra due questioni: il Virus e la Malattia, che, per quanto possano sembrare la stessa cosa, non lo sono. 

E la maggioranza dei nostri media non si cura in alcun modo di questa differenza.

 

Il Coronavirus (o nuovo Coronavirus)

É il primo nome (anche detto Coronavairus da qualche mente brillante) e, se non preceduto da nuovo, non indica il Virus di Wuhan, bensì è un nome generico che indica una famiglia di virus noti per causare malattie che vanno dal comune raffreddore a malattie più gravi (come la sindrome respiratoria acuta grave detta SARS).

Ai media però non interessa e per i primi mesi questo è il brand che farà il giro del mondo, che i noi e i nostri figli inizieremo a temere.

 

2019-n-CoV

Ai primi di gennaio viene dato questo nome del virus provvisorio, che però dura solo fino all’entrata in scena di:

 

Sars-CoV-2

Il Gruppo di Studio sul Coronavirus (CSG) del Comitato internazionale per la tassonomia dei virus (International Committee on Taxonomy of Viruses) ha classificato ufficialmente con il nome di SARS-CoV-2 quello che fin qui chiamavamo impropriamente il Coronavirus.

 

Covid-19 (o il Covid)

Nome ufficiale della malattia (non del Virus occhio): una sigla composta da diversi elementi: “CO” sta per “corona”, “VI” per virus e “D” per disease (“malattia” in inglese), mentre “19” serve per indicare l’anno di identificazione.

 

Insomma ad aprile 2020 L’OMS ha tenuto a precisare che ogni nuovo virus deve necessariamente ricevere un nome diverso dalla malattia che provoca: sia per fare chiarezza tra le due cose – un virus non è (e non sarà mai) una malattia – e per semplificare il lavoro a chi deve classificarlo e occuparsi di sviluppare un vaccino.

 

Quindi a questo punto proviamo a comporre una frase usando solo elementi corretti di branding in modo da capire tutti:

“La diffusione globale dell’infezione da SARS-CoV-2 ha generato la pandemia di COVID-19”. 

 

Ora parliamo delle varianti.

Prima di tutto non sono le varianti del Covid-19, ma sono le varianti del SARS-CoV-2. Varianti del Virus, non della malattia appunto.

 

La variante Inglese

Anche detta variante Alpha.

La variante Sudafricana

Anche detta variante Beta.

La variante Brasiliana

Anche detta variante Gamma.

 

E la più tristemente famosa: la variante Indiana.

Anche detta variante Delta.

 

(Non mi voglio perdere a rincorrere il trend topic del cambio nome per motivi di sensibilità razziali, do per scontato che il tema sia soltanto di tipo scientifico.)

 

Ora che abbiamo fatto i dovuti distinguo facciamo sintesi.

Viviamo dentro una modernità liquida che ci avvolge e ci sconvolge continuamente, siamo oberati di informazioni - spesso contrastanti - e il problema vero è quello della precisione delle informazioni stesse.

Dobbiamo pretendere scrupolo e attenzione da chi condivide contenuti, media o non media, perché la qualità dell’informazione incide in maniera concreta e reale sulla qualità delle nostre vite, anche nelle piccole cose.

 

Le motivazioni per le quali i nomi vengono scelti sono importanti. E i nomi sono importanti, quindi usiamo quelli corretti.

E speriamo di doverli usare il meno possibile da oggi in poi.