Decamerone o Promessi sposi? Di contagi in letteratura e di metodi per contenerli

Decamerone o Promessi sposi? Di contagi in letteratura e di metodi per contenerli

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Chief communication officer

Due opere e una cosa in comune: la peste nera. “La peste che il tribunale della sanità aveva temuto che potesse entrar con le bande alemanne nel milanese, c’era entrata davvero, come è noto; ed è noto parimente che non si fermò qui, ma invase e spopolò una buona parte d’Italia…..”. Il nostro Alex Manzoni dedica le ultime pagine de “I promessi sposi” al contagio di peste nera portato in Italia dall’arrivo dei Lanzichenecchi. Un testo illuminante, di grande modernità - in cui ritroviamo lo straniero pericoloso, la polemica contro le autorità, la caccia all’untore, l’emergenza sanitaria, la razzia di beni necessari. C’è tutto.

A Milano gli appestati erano relegati in un lazzaretto, mentre la città per contro si radunava in grandi processioni - non vietate dallo stato!-, che alla fine non hanno fatto altro che velocizzare e aumentare i casi di contagio e morte nel giro di pochissimo tempo.

Come dire, a volte la religione non ci può salvare.


Alla fine negli anni qualcosa lo abbiamo imparato: le scuole hanno sospeso le lezioni, i locali vanno frequentati con regole anti socialità, le funzioni religiose per chi vuole sono in streaming, e stop alla magrezza! Tutte le palestre chiuse fino a nuovo ordine. La questione è seria.


Boccaccio per la peste del 1348 “quando nella egregia città di Fiorenza, oltre a ogn’altra italica bellissima, pervenne la mortifera pestilenza” ci allieta con il suo Decamerone. Dico allieta perché l’opera è scritta come vero diversivo, per avere una lettura con cui occupare il tempo di quarantena.

Come per dire, facciamo di necessità virtù e ce ne stiamo al sicuro, divertendoci.

Nel proemio è spiegato il motivo per cui i dieci novellatori si incontrano nella chiesa di S. Maria Novella e decidono di lasciare la città, giustificando la ragion d'essere del tutto.

Per l’occasione mette in isolamento forzato i suoi personaggi, i quali a scopo ricreativo si raccontano storielle sconce a vicenda.

All’inizio del Decameron lo scenario è apocalittico, a dominare tutto è la terribile pestilenza e il dubbio che viene è se ciò sia dovuto alla punizione divina o, come diremmo oggi, al karma.

E in fondo anche qui qualcosa di attuale c’è.


Anche ora ci sentiamo minacciati da un nemico invisibile e lo vediamo ovunque, ma quel che resta alla fine sono sempre la nostra umanità e il nostro spirito di sopravvivenza, che attraverso il pensiero razionale, e la medicina moderna e i suoi progressi, ne preservano tutta l’integrità.


Quindi socialità oppure isolamento (con attività ricreative annesse)?

Cosa vi rappresenta di più: I Promessi sposi o Decameron?

#nonsolocoronavirus