In che modo internet ha plasmato il mondo dell’arte?
Con l'avvento di internet e dei nuovi media, una nuova arte si prospetta all'orizzonte del panorama creativo. Ha nuove caratteristiche (che i media precedenti non avrebbero potuto presentare), nuove strutture e nuove finalità. Stiamo parlando di un’arte digitale che ha rivoluzionato profondamente l’insieme dei concetti sui cui l’arte, fino ad allora, si era basata. Si può dire che internet abbia compiuto una vera e propria rivoluzione nel nostro modo di vedere il mondo e di fruire l’opera d’arte.
Qui entrano in campo le riflessioni del filosofo Walter Benjamin sulla riproducibilità tecnica dell'opera d’arte che, potendo ora essere riprodotta infinite volte, perde la sua unicità e autenticità (legati al hic et nunc) che causano anche la perdita del valore cultuale ed elitario che l’arte ha mantenuto per molto tempo, arrivando così alle masse.
Ma andiamo per punti.
La Net Art
Intorno alla fine del Novecento, sono apparse le prime opere digitali sul web. Nasce così la Net Art, primo movimento artistico volto a creare opere d’arte con, per e nella rete di internet. L’utilizzo di internet, infatti, non è inteso solo come mezzo di diffusione dell’opera artistica ma come mezzo di creazione. Un’opera per essere definita un’opera di Net Art deve contenere alcuni requisiti come essere creata utilizzando un linguaggio di programmazione ed essere fruibile a livello globale a chiunque abbia accesso a internet. Altra rivoluzione compiuta dalla Net Art è l’iterazione con il fruitore che spesso può modificare e intervenire attivamente sull’opera. La Net Art si pone come un ready-made che non mira alla creazione di un oggetto esteticamente bello ma sollecita dibattiti riguardanti problemi di privacy o copyright inerenti alla comunicazione di massa. Sono volti a far riflettere sulle condizioni sociali in cui viviamo. Altre volte invece, si limita a mostrare in maniera ironica e soggettiva, la tecnologia che sta dietro al monitor.
A questo proposito, è interessante vedere alcuni esempi come quello di Jodi.org, un duo formato da Joan Heemskerk e da Dirk Paesmans, che si è dedicato molto alla Net Art. Il loro sito è caratterizzato dall’uso del linguaggio di programmazione che permette all’utente di navigare aprendo pagine sempre diverse, costruendo un percorso quasi illogico che stimola la curiosità del fruitore. Per esempio il sito 404.jodi.org, ironizza su l'errore più ricorrente della rete - il 404 file not found - trasformandolo in un'esperienza interattiva.
Simbolica è anche l’azione compiuta dal collettivo 01001011101010.org (che preferisce mantenere l’anonimato) che nel 1999 riuscì a plagiare la galleria di Net Art (Hell.com) protetta da una password rendendo il sito pubblico e accessibile a tutti. L’obiettivo principale del collettivo “zero uno punto org” infatti era la lotta per la libera circolazione delle informazioni battendosi contro il copyright. Il loro intento è stato quello di avvelersi della propria visibilità per diffondere idee, utilizzando una strategia simile a quella del terrorismo ma applicata al sistema culturale.
Evoluzioni
Nell’arco degli anni il confine tra cosa è arte e cosa non lo è si è progressivamente ridotto. Sul web qualunque cosa può assumere valore artistico e non è la sua unicità a renderla tale perché può essere riprodotta infinità di volte, né l’autorialità perché spesso l’opera è partecipativa, bensì l’idea.
Un altro momento cruciale che mostra il cambio direzione che vede protagonista l’arte nel web è la creazione dei musei virtuali. L’utilizzo di schermi multimediali interattivi, tecnologie immersive e dispositivi 3D hanno infatti permesso una fruizione comoda e libera da casa.
La digitalizzazione dell’arte si è sentita ancor più necessaria durante il periodo di pandemia Covid che ha visto tutte le realtà museali costrette alla chiusura forzata. Il museo virtuale è diventato così l’unico modo per fruire l’arte nel XXI secolo. Un esempio è la Web Art Gallery che non è nient’altro che un sito, considerato una galleria d’arte virtuale, contenente le riproduzioni delle opere in HD, dove è possibile godere di tour virtuali. Si sono creati dei veri e propri archivi digitali consultabili in ogni momento e su qualsiasi dispositivo.
La compagnia internazionale di assicurazione Hiscox, ha registrato nel 2019 una crescita della vendita online di opere d’arte pari al + 4% rispetto al 2018, pur avendo avuto l’impatto negativo del Covid. Il web è diventato il più utilizzato motore di vendita e promozione per gran parte dell’industria artistica. Questo è un esempio che l’arte, nel mondo digitalizzato, non sta perdendo valore, ma ricombina il proprio DNA così tante volte da essere irriconoscibile alla tradizionale arte.
Internet è uno dei più grandi musei del mondo?
Come abbiamo visto anche l’arte, che per anni è stata un’attività elitaria, si mistifica con il web riposizionandosi e ricreandosi ad ogni refresh per battezzare sempre nuovi orizzonti.
Sperimenta, utilizza nuovi supporti e nuovi mezzi di conoscenza ma non per questo risulta essere di minor importanza e rilevanza.
Il mio vuole essere un punto di riflessione. Siamo da sempre stati abituati a vedere l’arte nella sua materialità e sensorialità, può ora vivere nella sua immaterialità? Può internet essere paragonato al Louvre?