Il weekend arriva e con lui sorgono tutte le nostre nuove abitudini nate per sconfiggere Covid-19. Quindi via alle videochiamate tra amici, workout su Youtube e il compagno di ognuno di noi, il mondo on demand.
(Ndr: mentirei a dire che anche nei weekend precedenti alla pandemia guardavo comunque serie Tv, certo è che ora ne sono più “obbligato”).
Pensavo che in questa sweet quarantine avrei riscoperto film storici, cult, importanti registi e titoli di nicchia… Bene, tutto molto bello ma la mia mente probabilmente intrappolata in questo stress, riesce a concentrarsi solo sul buon vecchio trash.
Quindi play a teen series con ragazzini ricchi e viziati, comedy e via dicendo. Cose dalle quali non si impara niente.
E invece no. Perché anche dal peggio si impara e si può riflettere. (Ndr: Non è vero che in questi tempi, stiamo diventando tutti più saggi?)
“Nella vita specialist digitale”… quindi quando guardo serie e film, faccio caso a dialoghi, immagini, riferimenti attuali, digitali ecc. E non manca quindi il mio pane quotidiano (amen): il product placement.
Facciamo due esempi pratici perché chiaramente dovete rimanere collegati a leggermi e capire la mia analisi che mi ha spinto a scrivere. Due titoli: Elité e Raccontami di un giorno perfetto.
Il primo siamo in Spagna, tutti bellissimi, quasi tutti ricchi, quasi tutti scemi. (Adoro, 7).
Il secondo siamo in Usa, troppo finto romantico, troppi problemi adolescenziali/drammi, troppo americano/Netflix. (Si parla di brightness in tutto il film ma qualche ombra c’è, 6-).
Torniamo a noi perché non sono certo un critico cinematografico (ah no? Penserete).
In tutto Netflix c’è sempre tanto product placement, e anche in questi non è mancato.
In Elité però è tutto posizionato in maniera super studiata. Mi spiego meglio, i personaggi rappresentano uno stile di vita che ognuno di noi vorrebbe avere. E i marchi che sono inseriti sono un mix tra accessori, abbigliamento, beauty, high tech perfettamente adatto a loro.
Versace, Microsoft, Sisley Paris… e mi soffermo sull’ultimo che ho trovato azzeccassimo. Si vede infatti il prodotto prima di un party, ed è un marchio che ad oggi non è ancora conosciutissimo lato normal consumer, ma in una serie nazional-popolare come questa, può aumentare fortemente il proprio hype e diventare di fatto uno dei brand lusso prossimi ad una call to action per l’acquisto.
È un posizionamento adatto per il lusso e interessante per aumentare la propria brand awareness anche ad altri consumatori.
Raccontami di un giorno perfetto, ha invece un continuo posizionamento di Converse. Bene e voi direte, quindi?
Il tema è che ora Converse è in vendita (anche) in BEST SHOPS® in Italia e quindi inserire il prodotto in due normali high-school kids mi fa pensare. Che sia una doppia strategia quella che ha in atto Converse per raggiungere un pubblico sempre più universale? Da una parte quindi essere presente con il lusso per collaborazioni con top designer e dall’altra proporre un prodotto standardizzato e sempre cult?
Sono domande difficili a cui rispondere perchè il product placement è uno strumento comunicativo che attira e si rende visibile a tantissimi consumatori, ma allo stesso tempo dev’essere ragionato in una dinamica più omnicanale. Tutto in una dimensione commerciale e comunicativa che sia coerente.
Lavorando per alcuni clienti a product placement abbiamo sempre selezionato trasmissioni e collaborazioni che fossero sempre allineate in termini di contenuto del programma, posizionamento e target e soprattutto al percorso del brand. Sempre una sfida ma soprattutto un’opportunità.
Ps: chiudo dicendo che in Élite ci sono stato anche io… o meglio una mia camicia Kenzo (ndr: moda mi manchi).