Uno sguardo a com’era il web in principio per capire cosa potrà diventare
Internet è quel magico strumento trasversale che utilizziamo ogni giorno, o meglio ne usiamo una parte, quella più consistente, ovvero il World Wide Web.
Ma vi siete mai chiesti quale possa essere la prossima evoluzione? Soprattutto delle tecnologie di rete che usiamo ma non sappiamo di usare? Possiamo vedere la questione un po’ come il sistema delle tre età della storia umana, partiamo perciò dal principio.
Età della Pietra - WEB 1.0
Così come l’uomo cominciò ad usare ciottoli di pietra per costruire i primi utensili, similmente uno sviluppatore pensò che Internet potesse essere di più che un semplice scambio di dati.
Nasce così il primo sito Web, pubblicato ormai più di 30 anni fa, precisamente nel 1991 da Tim Berners-Lee dal Centro di Ricerca di Ginevra e si trattava di http://info.cern.ch (visitabile tutt’oggi). Era composto da semplice testo e collegamenti ipertestuali, il che non è poi tanto diverso da un documento Word o una presentazione power point, con la “piccola” differenza che era visibile a tutti, in qualsiasi luogo e qualsiasi momento, senza dover possedere il file in se stesso, bastava solo una connessione Internet.
Questa è, quindi, la caratteristica principale del Web Statico (detto anche Web 1.0), una serie di contenuti che vengono forniti dall’autore del sito e di cui l’utente finale può solo fruire. Definirlo, quindi, “agée” sarebbe errato, dato che molti siti internet sono tutt’oggi così, anche se si sono evoluti nell’aspetto grazie a linguaggi di programmazione come HTML o CSS e a grafiche funzionali.
Età del Bronzo - WEB 2.0
Una volta padroneggiati gli utensili di pietra, l’uomo necessitava di attrezzi migliori sotto tutti i punti vista e abbandonò così la pietra per il bronzo. Così come con lo svilupparsi di Internet e l’ampliarsi del numero di utenti online, nacque la necessità di sfruttare questo strumento non solo per fruire di una possibile quantità infinita di informazioni in modo molto più rapido, efficace e mirato, ma di poter scambiare informazioni, il che avviene sempre in modo più veloce ed efficiente della loro controparte fisica (lettere, fax, radio o codice morse). Se ci pensate bene c’è ancora qualcuno che usa il dizionario cartaceo per cercare il significato di una parola?. La risposta sta nella vostra quotidianità.
Vengono integrati, quindi, i database, nei quali l’utente può andare ad inserire dei dati (inizialmente testo, poi documenti, immagini e così via) attraverso specifiche pagine del sito che si sta utilizzando.
L’utente comune quindi non è più un elemento passivo del Web, destinato alla solamente ad assorbire i dati forniti dalle sue ricerche, ma diventa elemento attivo e dinamico diventando lui stesso possibile fonte di informazione pur non possedendo alcun sito o dominio. Nascono ad esempio i social network, primo tra tutti SixDegrees nel 1997, solo sei anni dopo la pubblicazione del primo sito internet (avevate pensato MySpace o Facebook vero? Arriveranno solo rispettivamente nel 2003 e 2004).
Età del Ferro - WEB 3.0
L’uomo infine trova nuovi metodi di raffinazione del metallo, che portano ad avere nuovi prodotti finali. Ed è proprio qui che ci troviamo noi ora, stiamo capendo come raffinare ulteriormente il web per portalo allo stadio successivo. Viene quindi da chiedersi, come sarà? La realtà è che una risposta definitiva non c’è, ma tra le evoluzioni che il web sta subendo due prevalgono sulle altre: web semantico e decentralizzazione. La prima, pensata originariamente ancora da Tim Berners-Lee, la seconda che ha preso sempre più piede negli ultimi anni per via della blockchain e delle criptovalute. Entrambe sono due argomenti molto corposi e complessi, ai quali forse è meglio dedicare un articolo a parte. Con il web semantico si punta a trasformare il web in modo che tutti i documenti pubblicati (dalle pagine HTML alle immagini e video) vengano associati ad informazione e dati (o meglio metadati) che ne specificano appunto il contesto semantico, impostati in modo da essere facilmente interpretabili dai motori di ricerca o comunque da elaborazione automatica. Ad esempio, quante volte vi è capitato di cercarvi su Google e trovare mille omonimi? Ecco immaginate ora se al vostro nome fosse associato ad un dato, magari univoco come il Codice Fiscale, non visibile in chiaro ma che venga inserito nel momento della creazione del documento o nel caricamento di un immagine. Possiamo immaginarlo come una specie di tag universale sul web per identificare univocamente un qualcosa o un qualcuno.
Per quanto riguarda la decentralizzazione, passata alla ribalta con la blockchain e dalle criptovalute, tratta in realtà un argomento molto profondo e molto più reale di quello che i criptoguru vogliono vendervi online. Decentralizzare il web significherebbe cambiare radicalmente la struttura fisica che ha ora, ovvero quella di server-client, per passare ad un’altra tecnologia ovvero quella del peer-to-peer. Questo ha molteplici vantaggi, tra cui a mio parere la più interessante, quella di ridurre drasticamente, se non neutralizzare, i data-breach, ovvero una violazione, fuga o comunque accesso non autorizzato a dati personali, avrete sentito sicuramente parlare dello scandalo Facebook-Cambridge Analytica (https://it.wikipedia.org/wiki/Scandalo_Facebook-Cambridge_Analytica). Questi data-breach avvengono poiché i dati risiedono in un “unico posto” quindi, sempre ammesso che si riesca ad entrare, si può avere accesso a tutti i dati presenti sul determinato sito (ad esempio quelli inseriti dagli utenti iscritti), mentre non possono avvenire in un sistema decentralizzato in quanto le informazioni sono distribuite, non esiste quindi un vero e proprio punto di accesso dal quale reperire tutte le informazioni.
L’abbiamo detto in modo latente ma lo esplicitiamo. Nel passaggio da web 1.0 a web 2.0 non c’è stato un cambio di tecnologia, ma semplicemente uno sviluppo e soprattutto miglior utilizzo delle tecnologie già presenti, mentre nel passaggio al web 3.0 appunto si prevede un grosso cambiamento a tutti i livelli, dai protocolli alla user experience. Al prossimo articolo per ulteriori approfondimenti. Nel frattempo, se volete altre pillole sulla storia del Web, contattateci.
See you soon space cowboys.