La body positivity sta forse lasciando spazio alla body neutrality?

La body positivity sta forse lasciando spazio alla body neutrality?

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PR officer & Content Editor

Non so esattamente quando abbiamo valicato il confine della Body Positivity arrivando alla Body Neutrality, ma è successo qualcosa negli ultimi decenni. Ve ne siete accorti anche voi? 


Nascita di un movimento

La Body Positivity, nata negli anni Sessanta come movimento di rivendicazione di libertà e accettazione da parte di donne nere obese, non esiste più. Nei decenni successivi è stata distorta nelle sue intenzioni, soprattutto dalla sua diffusione sui social. 

Una delle più recenti ondate del body positivity movement è iniziata nel 2012 con un hashtag (#bodypositivity, ndr) utilizzato all’interno del movimento della fat acceptance – un gruppo composto da donne plus-size appartenenti a minoranze etniche e black che si occupavano di celebrare e promuovere un self-love radicale delle corporature visibilmente sovrappeso. Dopo essersi diffuso rapidamente tramite gruppi su Tumblr e Facebook e, in seguito, attraverso creator su Instagram, il movimento ha iniziato a prendere piede nella cultura mainstream, dando il via ad una rivoluzione targata body-shape e self-love.


La presa di coscienza 
La stessa paladina Lizzo, che da sempre promuove l’accettazione da parte della società del corpo grasso, ne ha preso le distanze su TikTok: “Ora che il movimento è stato accolto da ogni tipologia di corpo, si celebrano anche quelli magri o di media costituzione che ogni tanto ingrassano un po', mentre le persone grasse restano ancora le meno ascoltate. Parlano di noi, creano meme su di noi, ci deridono, ma a nessuno importa veramente, perché la Body Positivity non riguarda più le persone grasse".


Un andamento

Ma è nel decennio successivo che la Body Positivity si è declinata in un’accezione diversa: Body Neutrality.
Body positivity significa, per sua definizione, considerare il nostro corpo non solo come qualcosa di perfettamente accettabile ma anche meraviglioso nella sua interezza. Credo che stia proprio qui il punto (nonché un mio grande sogno): non siamo costretti ad amare il nostro corpo sempre così com’è. 
La body neutrality è un approccio che propone una prospettiva innovativa per far pace con il proprio corpo: in poche parole, smettere semplicemente di pensare al fisico.
Impariamo a guardarci e a guardare con neutralità, spostando l'attenzione dall'estetica del corpo a ciò che possiamo fare con esso, alle possibilità infinite che abbiamo ogni giorno e quelle che ancora non sappiamo di avere. Non mi soffermerei sulle possibilità infinite che ha il nostro corpo ma sulle nostre, magari più finite, di cambiare il sistema dal basso. Se abbiamo il desiderio di apparire in un certo modo è perché la società ce lo fa credere.  


Un completamento

Torniamo al mio sogno, quello in cui il nostro corpo non è più l'elemento principale per stare bene con noi stessi, per sentirci accettati e per accettare gli altri. Ed è proprio questo percorso di crescita e maturazione a diventare l’elemento imprescindibile per poter costruire una relazione d’amore autentica con il nostro corpo che non deve essere frutto dell’insicurezza ma piuttosto un luogo in cui sentirsi liberi. Un luogo che ha funzioni e capacità spesso inespresse. Abbandonare la body positivity in favore della body neutrality significa anche aumentare la propria consapevolezza verso il corpo, ascoltarlo nelle sue sfumature, rendendosi conto delle sue necessità. Liberiamoci da dettami, stereotipi, modus operandi promossi dalla società, in favore del nostro sentire.


D&I secondo noi

Nel concreto, la volontà di dare spazio a forme di corpo non standardizzate, ad esempio, si concretizza attraverso la realizzazione di shooting e l’utilizzo di immagini gratuite che siano il più inclusive possibile. E soprattutto assicurando una costante attenzione al linguaggio utilizzato, sensibilizzando una comunicazione il più possibile gentile e neutrale.


«Siamo diversi ma siamo uguali agli altri ma siamo diversi».
(Palombella rossa, 1989)