Più sogni, meno solide realtà: come la comunicazione si evolve per diventare più coinvolgente
Fare comunicazione in modo originale ed efficace nel 2021, quando tutto è già stato fatto, rifatto, proposto e riproposto non è per niente facile. I processi creativi che portano alla realizzazione di qualsiasi contenuto - sia esso un video o uno spot - si fanno sempre più lunghi, articolati e accidentati. La colpa è di un mercato che, specialmente in certi settori, si sta letteralmente appiattendo, uniformando l’offerta a trend potenti ma incredibilmente effimeri.
L’ho vissuto in prima persona, nel mio piccolo, quando la mia passione per le auto mi ha portato a realizzare diversi video su YouTube: è facile creare contenuti accattivanti e ottenere impression stellari parlando di una Ferrari; prova a farlo quando l’oggetto del tuo test drive è il solito, noiosissimo SUV compatto della solita, noiosissima casa automobilistica generalista che non ha più nulla di nuovo da dire dai tempi dell’invenzione della ruota.
Dal prodotto ai valori: verso l’intangibile
Per sperare di fare qualche interazione in più, la mia soluzione consisteva nel cercare di parlare il meno possibile dell’aspetto “noioso” o, comunque, quello che non consente di distinguere chiaramente quel determinato modello rispetto a quelli della concorrenza. Iniziavo, dunque, a parlare di aspetti meno tangibili del prodotto: la filosofia progettuale, i canoni estetici, i valori del brand che venivano incarnati da quel modello.
Da utente medio che ha visto nascere e crescere i social network ma che ogni tanto non si nega un po’ di sana TV popolare - rigorosamente in chiaro! - ho notato negli ultimi anni una decisa sterzata della comunicazione delle aziende verso una dimensione valoriale, anche quando si parla di prodotti fisici, tangibili e “consumabili”.
L’oggetto, spesso, non viene mostrato se non per una frazione dello spot, mentre grande risalto viene dato al marchio (sia come logo sia come brand) e ai valori incarnati da quest’ultimo. Dei concetti astratti come sostenibilità, prestazioni, praticità, comfort, estetica si legano a stretto giro al prodotto fisico, affiancati a concetti astrattissimi come emozionalità e fiducia etica in primis.
Raccontato nel modo giusto, anche il solito SUV compatto noiosissimo della solita, noiosissima casa automobilistica generalista si veste di un appeal inaspettato. Il prodotto sarà sempre quello, ma sicuramente grazie a queste leve viene raggiunto, stuzzicandone la curiosità, un pubblico potenziale molto più alto di quello che si conquisterebbe parlando di bassi consumi e interni in pelle.
Concetti astratti per valori concreti
Per qualcuno questa rapida evoluzione del processo volto ad aumentare l’engagement potrebbe rappresentare una deriva iperbolica verso un consumismo ancora più sfrenato, con il target indotto ad acquistare beni e servizi di cui non c’è un effettivo bisogno (è il capitalismo, bitches).
Dall’altra parte, però, credo che una buona parte della responsabilità di questo cambio di paradigma sia stata influenzata in modo positivo dalla crescente attenzione della società verso una comunicazione “sensibile”, più attenta all’esaltazione dei valori concreti e alla tutela delle diversità. È questo quello che da sempre guida ASB\COMUNICAZIONE nella definizione di un linguaggio scritto e visivo che sia rispettoso, oltre che pertinente, brillante e originale.
In buona sostanza, nel corso di un paio di decenni siamo passati da un modo di comunicare in stile “non vendiamo sogni, ma solide realtà” (ma Roberto Carlino vive e lotta insieme a noi) ad un approccio concentrato sul promuovere PRIMA i sogni e POI, forse, quasi come fosse un effetto collaterale inevitabile, dei residui di prodotto tangibile. Sì, proprio quelli che oggi stanno scomparendo a favore dei sempre più gettonati - e richiesti - servizi in abbonamento. Ma questa è un’altra storia.