Coinvolgere è un’arte.
E la voglia di condivisione è viva nell’uomo da quando si sono superati (allegria!) istinti primari di mera sopravvivenza e si è volati allo step successivo. In fondo si parla di celebrazione e quale cosa migliore dell’essere vivi? Indubbio se il circondario è popolato da dinosauri, il paesaggio è costellato da graziosi vulcani e il meteo lancia un’imminente glaciazione per giovedì prossimo. Se c’è di mezzo il weekend, fai festa.
Nell’accezione più vicina a noi, e soprattutto a me (dato che non sono antropologa), stiamo parlando di marketing esperienziale e sensoriale applicato. Nelle situazioni più disparate e per le motivazioni più diverse un cliente può richiedere i miei servigi sul campo. Il lancio di un nuovo prodotto o di un nuova visione d’impresa, team building, cene aziendali, anniversari, roadshow, flash mob.
L’obiettivo è quello coinvolgere il target attraverso i sensi, ad un livello emozionale più profondo, per suscitare reazioni di tipo emotivo, cognitivo e comportamentale e migliorare l’esperienza d’acquisto oppure rendere più riconoscibile il brand stesso.
La messa in scena di un evento è un “segno” a sua volta composto da segni di natura vocale, linguistica, visiva e spaziale la cui efficacia deve essere raggiunta per “vedere” le realtà. Quali? Quelle che rappresentano il brand.
Tendo a chiamarlo “spazio di sensibilità”. Un intreccio di modalità esperienziali dove la dimensione interattiva tra i differenti elementi crea e rende possibile la manifestazione visibile dell’invisibile. Lo scopo primario è quello di conoscere un marchio in modo tangibile, offline. In modo umano. È sempre l'esperienza che ricordi di aver fatto, che attecchisce e che si sedimenta. Il mio lavoro si inserisce esattamente in quell’anfratto sottile. Mettere in pratica una strategia partecipativa dei sensi, settando un concept e declinando in modo delicato un sottile Filo rosso di Arianna. Un leitmotiv che guidi lo spettatore dall’entrata all’uscita di un labirinto estatico.
Tutto molto interessante, tutto molto poetico. Se non che, soprattutto negli eventi aziendali, il filo di Arianna si trasforma nella Sottile Linea Rossa. Una scena di guerra con trincee annesse!! Siamo onesti: quante volte ci si è ritrovati ad agitare un cocktail annacquato nell'angolo dell'happy hour? A parlare, proprio durante l’evento, di come l’evento non sia di nostro gradimento? Bene. Il piccolo punto su cui vale la pena di concentrarsi è che l’esperienza non è auto-generativa ma indotta. Quindi non espressione di aspetti diversi, ma
prodotta dall’esterno. Coinvolgere e veicolare le sensazioni. Ed ecco il punto focale del mio lavoro. Sentirsi un alchimista dei sensi. O in modo più semplice: creare strategie di marketing esperienziale brandizzato e personalizzato. Fare sì che la proposta sia polisensoriale, poliforma, poliestatica e polichimica. Per fare sì che il coinvolgimento sia un feedback, una cartina tornasole dalla riuscita soddisfatta. Per rendere tutti, poi, 24h party people.