Doveroso segnalare il post a +Paolo Zanzottera, con cui l'argomento a suo tempo un po' iniziò, +Alessandro De Paola che purtroppo è entrato nel mio mirino quest'oggi e obbligatoriamente +Google Italia, artefice o se vogliamo complice passivo.
Veniamo al dunque, riassumendo le puntate precedenti: mobile-friendly by Google, con cui vengono da pochi giorni ridefiniti i ranking nelle ricerche mobile, avrebbe dovuto generare secondo la mia tesi una buona percentuale di falsi positivi, soprattutto in paesi sottosviluppati in termini di digital know-how come l'Italia, dove si brancola nel buio.
Oggi, 06 maggio 2015, dopo pochi giorni dal lancio e peraltro senza essermici molto impegnato (fortunatamente il lavoro non manca ed ho poco tempo per bighellonare) mi sono imbattuto nel sito weblylab.net, definito da Google come appunto mobile-friendly. Le immagini dovrebbero essere più esplicative di qualsiasi parola, ma lascio comunque le dovute considerazioni:
. il logo sparisce mostrando al suo posto quel piccolo quadratino, manca l'url nel tag;
. il plugin di sharing, in overlay e perenne top 15%, è carino quando ai lati esterni del body c'è dello spazio, ma quando non ce n'è più ecco che per buona parte dell'altezza del device (a naso oltre il 60% nel mio caso) tutte le prime lettere di ogni riga vengono nascoste; è praticamente impossibile leggere gli articoli, se non scrollando in una piccola finestra in basso, di non più di 5 righe direi.
. ma il top dell'esperienza utente è nella navigazione del menu, ad ogni livello, davvero pregiudicata da tale overlay.
Nessuno vuole accusare Alessandro, ci mancherebbe, non sto scrivendo per questo; anzi spero onestamente di fargli un favore sollevando tale criticità.
La colpa se vogliamo è un po' anche di Wordpress, del diffuso fanatismo verso questo pessimo CMS e del modo in cui sia riuscito in questi anni a cambiare la mente delle masse, uccidendo prima ancora del concepimento il concetto di progettazione web.
Il punto vero che voglio ribadire, se non bastasse anche con dati reali oggi, e su cui voglio far riflettere è la tangibile ed allarmante precarietà dei criteri utilizzati da Google.
Il sito mostra degli errori, vero, che non dovrebbero esserci ma proprio per il fatto che l'algoritmo ad oggi non sia in grado di rilevarli mi sembra davvero azzardato e troppo arbitrario variare il ranking ridefinendo chi debba apparire davanti a chi.
Se la cosa fosse rimasta confinata alla semplice label apparsa lo scorso dicembre poteva anche starci, ma qui si interviene sull'autorevolezza...
Sinceramente un rapido pinch in un sito non responsivo ma fruibile non sarebbe stato poi così un dramma a confronto, eppure...