Scrivere la storia oltre gli stereotipi

Scrivere la storia oltre gli stereotipi

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Socio Dirigente

Internet, e i social media in particolare, hanno fornito nuove piattaforme per comportamenti offensivi. In questo articolo andremo ad analizzare il ruolo che ha assunto il termine e il ruolo della donna nella comunicazione di massa. 


Vorrei sottolineare che questo non vuole essere un esercizio di stile. 

Ho interiorizzato in modo inevitabile, culturalmente e socialmente, l’evoluzione del ruolo del nostro corpo, del corpo degli altri e dell’identità di genere. Ho maturato, al lavoro e nella vita privata, una volontà di scardinare una logica di sovradeterminazione approssimativa che relega le donne ai margini della partita economica e politica. Riconosco, però, i miei limiti nel parlare di un tema che si sta evolvendo con la consapevolezza di poter incrementare, in modo continuo, il mio lessico e il mio approccio al tema. La lingua cambia al cambiare delle condizioni sociali che ci circondano. 


Non sono qui per diffondere una purezza di intenti ma per porre le basi per capire la natura della realtà in cui siamo inseriti. È quasi un processo di liberazione da alcune zavorre normalizzate, nel corso del tempo, in modo inevitabile. Essere “woke”, oggi, è una responsabilità.


Contenuti e contenitori: lo sport

Arginiamo il campo d’azione di questo articolo (per ovvi motivi) e focalizziamoci su un solo argomento. Plot twist: non è politica, non è economia, non è beauty. Parliamo di sport. Appannaggio maschile per eccellenza, soprattutto certe discipline, è per il “sesso debole” teatro di discussione sempre più evidente ed esposta.  

Nel discorso mainstream può darsi che non attiri l’attenzione dei più, dato che non parla la lingua spendibile. Ma è una realtà. Netta. Che vive di persone reali. 


Un esempio pratico

Cronologia e dati. Nell'atletica si è dovuto aspettare il 1984 perché le donne fossero ammesse a correre la maratona alle Olimpiadi, il 2000 per il salto con l'asta, il 2008 per i 3000 siepi. La possiamo definire fantascienza, invece è realtà. 


Microsoft: Be the one

Microsoft presenta, per il commercial del Super Bowl 2020, la storia di Katie Sowers.

Katie non è solo la prima donna ad allenare per i San Francisco 49ers, è la prima donna ad allenare nei playoff della NFL e il 2 febbraio diventerà la prima donna ad allenare nel Super Bowl come offensive assistant coach. Il suo gender è solo una parte della sua storia. È anche la prima allenatrice apertamente LGBT del campionato, ciò che, agli occhi di tutti, la rende un caso isolato è anche una delle sue più grandi risorse come allenatore, come leader e come portatrice di un messaggio ben definito. 

Possiamo definirla, se proprio è il caso di dare una definizione ancora una volta a dei successi femminili, come la prima persona che ha tagliato un traguardo storico di uguaglianza nel Super Bowl LIV. In un evento contestualmente sempre di matrice maschile. La storia, raccontata da Microsoft, delinea e sottolinea come serve sempre un’onda rivoluzionaria per aprire la porta alle prossime donne che, a dispetto del proprio ruolo, ambiscano a scardinare i limiti sociali legati al proprio sesso.

Ora, anche se Katie sta per fare un traguardo storico per l'uguaglianza nel Super Bowl LIV, ha ancora deciso di fare la storia ancora una volta. “Mi piacerebbe essere un coach leader. Questo è il mio obiettivo". L'unica domanda che rimane, è se la società pronta ad assecondare questa sua volontà. “Mi è stato detto che le persone non sono ancora pronte per questo. E penso che i San Francisco 49ers abbiano molti cambiamenti da apportare in termini di modo in cui vedono le donne. Ma tutto ciò che serve è una persona che apra la porta a tanti altri". Il desiderio, univoco per tutti, è una celebrazione delle differenze che ci uniscono, a partire dalle esperienze e dai vissuti personali. 

Le condizioni materiali delle donne, la loro rappresentazione in una declinazione intersezionale deve essere il centro del dialogo per i futuri anni a venire, per una normalizzazione del gender in una società che si vorrebbe chiamare “civile”.


Estetica Virale

Proprio per questa attenzione alla dimensione etica e inclusiva dei ruoli e della loro definizione linguistica, una parte del mio lavoro quotidiano è confluito in un saggio scritto a quattro mani con il mio partner Luca. Uno scritto che ci ha impegnato su più fronti (advertising e marketing in primis) dove abbiamo sondato in modo ampio e articolato l’attuale mondo del capitalismo digitale, declinandolo su un solo media: lo spot. In grado di magnetizzare l’attenzione della massa e convogliare temi anche di declinazione più strettamente sociale, si presta a essere la cartina tornasole del nostro presente. Il tema dell’etica lo affrontiamo nel capitolo sei di “Estetica Virale”.

https://www.amazon.it/Estetica-virale-pubblicitario-capitalismo-digitale-ebook/dp/B08KVW3Q9Q  


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