Questo è un post altamente polemico

Questo è un post altamente polemico

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Chief communication officer

Ciao sono Marina e lavoro come project leader, con una certa soddisfazione. Mi occupo di progetti, di chiudere cerchi, di definire strategie di comunicazione. 

Ma non è propriamente di questo di cui vorrei parlare. 

Nel tempo libero mi occupo di provare a rendere l’instagram un posto migliore. 

O almeno così credo io.


comunicazione

/co·mu·ni·ca·zió·ne/

Dal latino cum = con, e munire = legare, costruire e dal latino communico = mettere in comune, far partecipe.

Notizia o dichiarazione diffusa per ragioni informative, organizzative, direttive; comunicato: dare una c.; una c. urgente; il testo relativo.

Si intende il processo e le modalità di trasmissione di un'informazione da un individuo a un altro (o da un luogo a un altro), attraverso lo scambio di un messaggio elaborato secondo le regole di un determinato codice.


Insomma si dovrebbe comunicare quando si ha qualcosa da dire. 

Ma ora abbiamo infiniti modi per dire le cose, tutti/troppi sono liberi di farlo. E una volta?! Messaggio di fumo. Parola. Un’opera d’arte. “Ti faccio uno squillo”, benedetti anni 2000 senza whatsapp. 

Oggi abbiamo Instagram, e se non in rari casi sappiamo costantemente cosa fanno i nostri amici. Anche quando non ce lo stiamo chiedendo.


Questo è un post fortemente critico, selfie addicted abbandonate ogni speranza. 

Questo non è un testo che fa per voi. Sono in polemica.


Instagram mi fa impazzire, mi piace tantissimo, quando sono in pausa, quando mi annoio, o semplicemente ho bisogno di ispirazione o di informarmi sulle ultime feed ormai apro quello e sempre risponde a ciò che cerco, e mi fa sentire anche estremamente povera ma questa è un’altra storia.

Ma ecco la mia polemica. Gli account delle persone che conosco e in cui annego, spesso sono il vuoto cosmico. Davvero, non ne posso più di vedere selfie con il sifone sullo sfondo, fotografie davanti allo specchio con citofono che compare a lato, nel disimpegno di casa; perchè quello che abbiamo dedotto è che sono posizionati tutti lì gli specchi a figura intera nelle case degli italiani. E notiziona: a meno che non siate Cracco, il cibo che preparate non è fotogenico! 

Un bel giorno, mentre giocavo con la mia app “Mappa Stellare” e mi immaginavo come un Dio annoiato intento a giocare con i pianeti, ho deciso che il mio follower, aprendo Instagram, non troverà mai il mio bel faccione non richiesto fare capolino sullo schermo. Pensatemi come il Mago di Oz, appaio ogni tanto, solo se strettamente necessario, (ma preferibilmente non verde) e all’interno di scenari degni di nota.

Questi sono i presupposti che hanno favorito la nascita del momento #albertoangela, una trasmissione di cultura non richiesta per i miei follower. Che lo devo dire, secondo me sono molto fortunati. Io praticamente mi occupo di un progetto personale, in cui ho deciso che impiego le mie conoscenze artistiche e le diffondo nell’etere attraverso le stories.

Si capisce, mi sono ispirata al mitico Alby, bravissimo, bellissimo, seguitissimo. Come ci racconta lui le cose nessuno mai.


I momenti #albertoangela, con # dedicato a corredo, non hanno un appuntamento fisso, sono estemporanei e seguono il flusso creativo del momento. Parliamo di opere d’arte, di architettura, di natura, di iconografia, con un linguaggio semplice e stringatissimo. Il più possibile social. La parte più difficile in realtà è proprio il dono della sintesi, perchè poi i follower si perdono per strada e non li vogliamo annoiare. Quindi mai più di 5 / 8 stories per argomento. Il tutto è poi metodicamente ordinato nei contenuti in evidenza, tematici, ovviamente. Per i più patriottici: c’è anche quello tutto dedicato ai beni culturali bresciani.

Viaggiare, scoprire cose, immortalarle, e alla fine instagrammarle. 

Se non è su instagram non è successo davvero? Se Chiara Ferragni la pizza l’ha postata, di sicuro l’avrà anche mangiata, no?! Ve lo dico io, no. 

Instagram non serve a far vedere agli altri quanto si è più fichi, e se non sappiamo bene a cosa serve almeno sfruttiamolo per qualcosa di interessante. Altrimenti il silenzio andrà benissimo. A me, per esempio, piace nei momenti di noia leggere qualcosa che abbia un senso, e così mi piace pensare che faccia piacere anche agli altri imparare cose nuove.

Instagram che mi piace è questo, ascoltare e imparare cose nuove dagli altri. 

Inoltre è un ottimo spunto di conversazione quando incontro amici e conoscenti, e ci permette di andare oltre al “come stai tutto bene?! bene….” e al silenzio - o all’argomento che a nessuno interessa davvero - che ne segue.

Per la cronaca, io sono su Instagram sono @mabuuu, e i vecchi momenti #albertoangela sono in evidenza, tutti catalogati con colorini appositi, in caso si voglia recuperare le puntate precedenti. 

Lo facciamo per la gloria dei posteri. 


Non c’è di che.