Curami, musica!

Curami, musica!

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Girando per strada si osserva un situazione insolita: strade e piazze deserte, bar, ristoranti e negozi chiusi. Le restrizioni messe in atto dal governo sono necessarie per combattere il virus che sta mettendo in ginocchio l’Italia e l’unica cosa che possiamo fare è restare a casa. E uscire solo per necessità.  


Domenica 23 febbraio lo Stato Italiano pubblica il primo decreto per l’emergenza Coronavirus: vietati gli assembramenti all’interno dei locali, i clienti dei bar devono stare obbligatoriamente seduti ai tavolini e ad un metro di distanza. Saltano i concerti in tutta Italia, saltano i tour, saltano le discoteche e tutto ciò grazie al quale vive il mondo dello spettacolo.

Il contagio prosegue veloce e il decreto viene rinnovato, una, due volte, finché non si decide: aprile sarà il mese in cui probabilmente avremo un margine per ripensare, di nuovo, al presente.


Un momento mai attraversato prima in un settore lavorativo, quello dello showbiz, che è già tra i più martoriati in Italia, dove spesso si fatica a chiudere i conti, tra spese enormi e incassi non sempre ottimi. Ma lo spettacolo è lo spettacolo, e per citare una delle frasi più famose di sempre:

“the show must go on”.


Fermarsi quindi? Ovviamente sì, lo dice la legge, ma andare avanti, portando musica e cultura nelle case di tutti. Gli esempi arrivano da Bergamo (una delle città più colpite dal COVID 19) e da Milano: «Se non possiamo fare musica nei locali, la faremo comunque». Nascono così “Bergamo diffonde” e “Milano suona ancora”. Il format è semplice, come racconta Franz Barcella, del locale Edoné Bergamo, uno dei principali organizzatori:


«Fermi con gli eventi live, è nata quest’idea: mettere in connessione alcuni locali e “riempire” il weekend con quante più ore di programmazione live possibile: musica, dibattiti, ma anche informazione sull’attualità, che sia l’emergenza o lo sport».

«Stare fermi, non potere offrire contenuti è difficile – prosegue Barcella –. Noi cerchiamo di non essere “solo” somministratori di cibo e bevande, ma anche somministratori di passione. I locali hanno anche un importante ruolo sociale, ancor di più in certi momenti difficili. Vogliamo dare un segnale. Non tanto come singolo locale, ma mettendo in rete luoghi importanti della vita bergamasca».


Tutto ciò non aiuterà, se non in minima parte, l’economia di questo settore ma aiuterà a non fermare certe dinamiche, fondamentali nella nostra società.

Non c’è altro modo di combattere questa battaglia: uniti, insieme e con una forte capacità di adattamento.